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Il mio incontro con la Terapia della Gestalt e l’analisi Transazionale.

Era 1986, un giorno il mio Professore di Psicologia Mario Mastropaolo invitò un consulente esterno, Antonio Ferrara, a tenere un seminario presso la facoltà di Sociologia dell’Università di Salerno, sulla psicoterapia della Gestalt

Con il suo eloquio sereno, utilizzando metafore e un linguaggio nuovo, prese a parlare di come percepiamo la realtà, di come la somma delle parti non è uguale al tutto.Più che capire quello che intendeva comunicarci rimasi affascinato dal clima che si era creato, ci si aspettava che da un momento all’altro fosse svelata chi sa quale profonda verità, per contro, quello che rimase furono solo tante domande. Domande nuove, che forse avrebbero potuto trovare delle risposte.Mi sembra di aver colto che una domanda ben fatta porta con se anche la risposta.Cosi decisi di intraprendere un percorso di psicoterapia presso lo studio del Dott. Antonio Ferrara, che a Napoli aveva fondato l’IGAT Istituto di Gestalt e Analisi Transazionale in via Pietro Castellina, zona Arenella al Vomero, di Napoli. Conseguii la laurea con il massimo dei voti, dopo avere discusso la tesi su “ Il Concetto di Simbiosi in Analisi Transazionale. Solo due parole sulla festa di laurea: tra i tanti c’era anche il professore Mario Mastropaolo che mi aveva fotto l’onere di partecipare al pranzo.Non avevo mai visto mio padre così fiero di me, cosi raggiante, così felice.Finiti i festeggiamenti incominciai a lavorare all’ Istituto di Antonio, cosi avrei chiamato il Dott. Ferrara. Con lui si stabilì un legame molto forte, stavamo sempre insieme, era il mio terapeuta il mio didatta il mio mèntore e il mio punto di riferimento. Mio padre mi sostenne sempre con grande amore e generosità. Una volta mi chiese perché per me era così importante fare un percorso di terapia, e anche se non riuscisse a cogliere del tutto la mia necessità, mi fu sempre vicino inondandomi e sostenendomi con la sua fiducia; mia madre ci guardava con amore, vedeva questo figlio che, a fatica, cercava di trovare la sua stradaGli anni all’Istituto furono fantastici mi si aprirono scenari incredibili: conoscevo persone nuove con le quali si stabilivano relazioni intense, profonde, di comunione e vicinanza che solo come il calore dei napoletani riesce a dare. Lavoravo come segretario all’ IGAT, e per sostenere i costi del percorso di terapia individuale e quello di gruppo, lavoravo anche come contadino, un lavoro che da un gioia incredibile a chi ha l’opportunità di farlo.Mettere le mani nella terra, sporcarsi le mani, fare l’esperienza era quello che mi invitava a esplorare il mio terapeuta.Ho conosciuto persone molto importanti, per il mio percorso professionale, ma soprattutto che mi hanno aiutato a crescere e diventare una persona migliore. Ma per il momento mi fermo qui così da poter dedicare ad Esse lo spazio e l’attenzione che meritano.