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Non è facile dare una qualche forma di definizione di meditazione. C. Naranjo in “ La via del silenzio la via delle parole” evidenzia delle relazioni che ci aiutano a capire di cosa si tratta.

Meditazione/Virtù;  richiama al retto modo di vivere quando le passioni vengono, per così dire,  governate.

Meditazione/Preghieraè nella capacità di esercitare un controllo volontario sugli stati interiori.

Meditazione/Trance;  sono unite nella possibilità di evocare stati di coscienza sottile con l’universo e il nulla.

Meditazione/Riflessione ci offre la possibilità di comprendere e di assimilare l’esperienza. Meditazione/Contemplazione; si colloca attraverso la percezione dell’assoluto, la meraviglia dello stupore nell’ emozione del presente. Questi e altri aspetti descrivono la pratica della meditazione, per scoprire la meditazione bisogna affrontare la pratica. La pratica è essenziale.  Seduti in modo comodo nella posizione del loto, in un posto intenzionalmente scelto, si dà inizio a questa pratica,  fatta di due facce:

 Samatha; è la forma della presenza, l’ancoraggio al respiro. Presenza al respiro, all’aria che entra attraverso la regione bucconasale; l’attenzione sulle sensazione che l’aria produce nel suo percorso ( tumefazione, vibrazione, calore e così via).  La concentrazione in questa forma si spinge oltre allo spazio, al nulla, alla percezione e alla non percezione. A questa forma di presenza analitica, se ne affianca un’altra che è della medesima natura.

Vipassana; la pratica di osservazione del flusso dell’esperienza “un in cui lo sguardo interiore non si fissa su nulla di specifico e non rifiuta nulla, una consapevolezza “senza scelta” …… un atteggiamento di distacco ed equanimità” L’essenza del lasciar andare che le cose accadano senza alcuna forma d’interferenza intenzionale, né casuale, proprio come un soffio vitale.

Fare questa pratica offre un grandissimo beneficio, non solo nello spazio di tempo circoscritto all’esperienza, ma soprattutto nella possibilità di dilatare il sentire consapevole e attento durante tutto il giorno. Pertanto, è opportuno, praticare tutti i giorni, o almeno rapportarsi col pensiero alla pratica, per non perdere il prezioso filo di seta che vogliamo ordire con l’essenza.

 

Testo citato

Claudio Naranjo: La via del Silenzio e la via delle Parole. Portare la meditazione nella   

                                     psicoterapia. Astrolabio 1999- Ubaldini Editore Roma

 

 

Alcune considerazioni personali :

per calmare la mente bisogna calmare il corpo rassicurarlo: per questo è necessario avere un luogo dove recarsi a familiarizzare con il “ricordo consapevole” della mente. A quel punto non ci sono parole e si crea armonia

 

 Samatha: stare con la presenza sul respiro sentire la sensazione alle narici; accorgersi del fresco che si sente alle narici quando l’aria entra, seguire il percorso del respiro e portarlo alla parte più profonda di noi sotto l’ombelico dove si trova il Chakra Segreto.

 

 

Vipassana: fare in modo che una parte della mente osservi il processo, senza giudizio, senza concetti, senza aspirazioni con l’intenzione solo di stare presente nel momento presente.